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Il viaggio della carta

Una delle prime descrizioni in lingua italiana sull'abilità dei Cinesi di fabbricare la carta è fornita da Marco Polo in un passo del suo Milione. Egli accenna alla materia con cui viene fabbricata la carta valori riferendosi alla particolare qualità di fibra vegetale impiegata in quei tempi: paglia di tè o di riso, canna di bambù e stracci di canapa. Si narra che gli imperatori Cinesi abbiano mantenuto, per lungo tempo, gelosamente segrete queste tecniche di lavorazione, le quali solo nel VII secolo si diffondono, prima in Corea poi in Giappone ed, infine, vengono praticate anche nell'Asia centrale a Samarcanda, dove si vuole che gli Arabi le apprendano dagli stessi Cinesi per introdurle nei paesi del Medio Oriente e dell'area mediterranea. La carta così è arrivata a Fabriano e in tutta Europa. E' ormai certo che sono gli Arabi i primitivi maestri dei cartai Fabrianesi e che il lino e la canapa sono le stesse materie prime usate a Fabriano per fabbricare carta. Le tecniche innovatrici introdotte e perfezionate dai Fabrianesi influiscono in modo determinante sulla resistenza al tempo e agli agenti patogeni e sulla qualità della carta, che diviene gradatamente la materia scrittoria più diffusa e più conveniente perchè meno costosa della pergamena e degli altri materiali usati prima della sua invenzione. Con la nuova tecnica dei caratteri mobili per la stampa la carta, nella seconda metà del XV secolo, assume il ruolo di strumento e di veicolo insostituibile per la diffusione della cultura e della informazione. Grazie alle innovazioni apportate dai maestri cartai Fabrianesi, la carta si afferma come l'unica materia, la più leggera e delicata ma anche la più tenace e funzionale, a cui l'uomo affida la parola scritta per comunicare e tramandare il suo pensiero e le opere del suo ingegno.