La rinascita del 1700
La situazione muta completamente agli inizi del Settecento, quando le cartiere in attività si riducono a tre. Per i cartai il declino dell’arte è dovuto alla nuova gabella, imposta dalla Reverenda Camera Apostolica, che incide dai tre ai quindici paoli su ogni risma di carta esportata. In effetti la perdita di competitività dipende anche dal mancato aggiornamento delle tecniche di lavorazione concernenti l’imbiancamento, l’uso di incollaggi più dolci, il perfezionamento delle carte per la stampa e per il disegno, miglioramenti introdotti invece con successo dalle industrie francesi, tedesche, inglesi, olandesi, che riescono ad imporre sul mercato prodotti più qualificati e competitivi di quelli fabrianesi. Il declino dell’artigianato locale, accentuatosi nel corso del secolo, è sottolineato anche nelle relazioni dei vari visitatori apostolici inviati a Fabriano dal governo centrale per tentare di risanare l’economia e per riformare il sistema tributario. Sul finire del XVIII secolo si avvertono i primi sintomi di ripresa e, nel 1786, per favorirla, monsignor Francesco Marazzani, governatore della città, dispone l’esenzione dei tributi per le attività manifatturiere a scapito del settore primario che viene colpito da ulteriori pesi fiscali. Nel 1796 tra le principali industrie si annoverano 6 cartiere con 148 operai, 10 concerie con 117 addetti, 2 fabriche di feltri con appena 12 unità lavorative; l’industria della lana una volta molto fiorente, sopravvive con 3 laboratori di calzette e 27 addetti. Nello stesso periodo gli abitanti del centro urbano sono 6033,quelli del contado 12143.