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La pila a magli

La pila idraulica a magli multipliLa pila a magli multipli può essere di tre tipi: pila a "disgrossare"; pila a "raffinare"; pila ad "affiorare". La differenza tra i tre tipi di pile è dovuta alla differente natura delle operazioni da compiere e, conseguentemente, dalle diverse "guarniture" di cui sono dotate le testate dei magli. Nella pila a "disgrossare" le testate dei magli sono munite di grossi chiodi appuntiti che riducono il tessuto degli stracci in "sfilacci" fibrosi: nella pila a "raffinare" sono dotate di chiodi a "testa piatta" i quali trasformano gli sfilacci in "fibre" allo stato elementare. I magli del terzo tipo, invece, sono privi di chiodi ed hanno la funzione di completare la raffinazione (omogenizzazione) oppure di reidratare la pasta già raffinata e tenuta di scorta per i periodi di "magra" (periodi con scarsa disponibilità di acqua). In ogni pila, solitamente dotata di tre magli, l'alternanza di battuta rispetta il seguente andamento: per primo batte l'esterno sinistro, poi l'esterno destro ed infine quello centrale. Nella pila a disgrossare, ove la massa è meno omogenea, la circolazione dello straccio è facilitato oltre dall'ordine di battuta, anche da un diverso impulso dovuto al differente peso dei tre magli e dalla maggiore sporgenza delle palmole del maglio. Difatti, a parità di lunghezza del singolo maglio, la sezione quadrata del primo maglio ha il lato di 16,5 cm; quello centrale di 15 cm, mentre il terzo ha il lato di 13,5 cm. Le palmole del primo maglio, infine, hanno una sporgenza di 14 cm contro i 10 cm degli altri due: Il maglio più grosso, che batte per primo, sollevato dalla palmola più alta imprime alla massa fibrosa una maggiore forza viva spingendola verso il lato opposto ove il maglio più piccolo, e meno pesante, riesce a rinviare la massa solo verso il centro della vasca. Il maglio centrale, battendo per ultimo ripartisce la massa verso i due lati esterni della vasca. Durante il lavoro di sfilacciatura dello straccio nella pila a disgrossare, la massa viene sottoposta ad abbondante lavaggio per eliminare il sudiciume residuo della macerazione. In una vaschetta rettangolare, posta sulla pila, giunge una condotta d'acqua che, filtrata attraverso un filtro di stoffa, entra nella vasca della pila, lava il materiale in lavorazione ed esce da una apertura apposita posta nella parte anteriore della pila. Una volta trasformato il tessuto in sfilacci, il materiale viene trasferito, tramite un mestolo di rame, nella pila a "raffinare" dove l'azione dei magli, muniti di chiodi a testa piatta, libera dagli stracci la fibra allo stato elementare ("pisto"). Il "pisto" è così pronto per essere trasformato in carta oppure viene trasferito nella pila ad "affiorare" per meglio omogeneizzarlo. In questa pila viene anche lavorato il "pisto" prodotto durante il periodo di abbondanza di energia idraulica e lasciato di scorta. Per questo scopo il pisto raffinato viene confezionato in "pizze" o "cresce". In un telaio di legno, di forma rettangolare, viene posto un panno di canapa a tessuto molto rado, su esso si fa colare il pisto che perde così molta acqua per leggera pressione manuale. Raggiunto lo spessore del telaio, si avvolge completamente la massa con il panno di canapa, la si toglie dal telaio e la si porta alla pressa a vite spremuta il più possibile. Quindi, si toglie il panno e la "pizza" così ottenuta si immagazzina in attesa di essere impiegata in tempi di "magra". Il "pisto" ricavato dagli stracci, una volta raffinato ed omogeneizzato nella misura voluta, viene trasferito dalla pila ad affiorare al "tino" per la fabbricazione del foglio di carta.